Il Comune: dalle 23.30 stop alla musica. Cartellone «congelato». La delibera in giunta
San Siro, a rischio i grandi concerti
Regole più restrittive sui decibel. Vigili antirumore sul palco.
Gli organizzatori: Milano non vuole gli show
Sul palco i Depeche Mode, Laura Pausini e Gianna Nannini, U2 e Madonna. Al mixer e al quadro elettrico: la polizia locale. «Scherziamo? In queste condizioni non garantisco i concerti a San Siro», attacca Roberto De Luca, amministratore di Live Nation, la società che promuove gli show al Meazza. Il cartellone è «congelato» da ieri alle 18. De Luca è nel suo studio, legge la delibera sui concerti che la giunta Moratti approva stamattina: tetto più basso per le emissioni sonore, una media di 78 decibel (come nel 2008) che però esclude deejay e musica «non dal vivo», e vigili in regia, al debutto, pronti a spegnere lo stadio alle 23.30. Legge e sbotta, De Luca: «Fermiamo tutto. È roba da Germania Est. Non si può arrivare ogni anno, a una settimana dal via, e riscrivere le regole. Se Milano non vuole la musica, lo dica. Ma lo dica per tempo. Noi andremo a Torino, altrove. Ovunque».
Puntuali. La polemica sui decibel al Meazza, la minaccia di esposti, chi è rock e chi no, l’ultimatum delle star, siete una città provinciale, addio. La querelle è nata dopo l’ennesima riunione tecnica, ieri. Comune, Asl e Arpa hanno condiviso le regole per i concerti del 18 e 21 giugno, Depeche Mode e Amiche per l’Abruzzo, rinviando la decisione sugli U2 e Madonna, attesi a luglio. La mini-delibera «rispetta il principio del sì agli show, tutelando l’ambiente»: tetto ai decibel dalle 21 alle 23.30, zona a traffico limitato attorno allo stadio, potenziamento di metrò rosso, tram e bus. Garanzie che non bastano all’agguerrito comitato San Siro Vivibile: «Sono stati ignorati i problemi di parcheggio e di vibrazioni, non sono stati potenziati i sistemi fono-assorbenti al Meazza». Divieti che dividono la maggioranza: «L’isola pedonale è una sciocchezza», secondo Marco Osnato (An). E, soprattutto, un testo che «non blinda» Palazzo Marino da eventuali ricorsi anti-deroghe. È emerso ieri nella conferenza dei capigruppo: «Senza piano di azzonamento acustico (approvato dalla giunta, non ancora dal consiglio, ndr) si apre un varco ai ricorsi e all’intervento del difensore civico».
Tradotto: i concerti rischiano di saltare. Pierfrancesco Majorino (Pd) fa «un appello alla giunta: ripariamo a questo pasticcio». L’ombudsman milanese, Alessandro Barbetta, sottolinea che «non c’è ancora neppure il regolamento del rumore». Replicano gli assessori ad Ambiente e Grandi eventi, Edoardo Croci e Giovanni Terzi: «Il piano di azzonamento non è indispensabile per le delibere sui concerti». A San Siro si suona in deroga. «Milano è la capitale della musica, avremo grandissimi show internazionali nel rispetto delle regole», rassicura Terzi. Forse no. «Avevamo avuto ampie garanzie, in mesi di confronto, ma questa delibera cambia tutto», sottolinea De Luca. Anche se il Tar, di recente, si è pronunciato a favore del Comune, contro i ricorsi dei residenti, e la sentenza fa scuola? «Sì. Perché non usciamo mai da questo intreccio di magistratura, Asl, Arpa e organismi comunali», attacca De Luca: «Noi abbiamo 60 dipendenti, abbiamo firmato i contratti con gli artisti e venduto centinaia di migliaia di biglietti. Mesi fa. Se a gennaio ci dicono che a Milano non si può suonare, noi non suoniamo, e la città si prende la responsabilità di arrivare all’Expo solo con i violini. Ma riscrivere le regole adesso, no, è una sofferenza imbarazzante. Ci mancavano solo i ghisa al mixer, che offesa! Così non possiamo lavorare».
Fonte della notizia: corriere.it
Sito web: http://www.corriere.it
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